Oggi è una di quelle giornate in cui il mio corpo e la mia mente sono in modalità “supernova emozionale”: da un secondo all’altro, sono una palla di energia che sta per esplodere, e poi, in un battito di ciglia, mi ritrovo a pensare che un bel pianto sarebbe la cosa migliore. Lo so, sono un capolavoro di contraddizioni. L’eccitazione di un minuto e la tristezza infinita del successivo.
Quindi, mentre tutti sembrano felici e in pace con se stessi, io sto cercando disperatamente di non saltare dalla sedia e scappare via in bici sotto il sole cocente. Perché, sinceramente, cosa c’è di meglio di una pedalata in mezzo al traffico, con l’asfalto che si scioglie e il sudore che scorre lungo la schiena? Sì, preferirei mille volte scappare di là fuori invece di essere imprigionata in questa gabbia chiamata “ufficio”. Ma no, eccomi qui, a contare i minuti che mancano alla pausa pranzo, come se quei cinque minuti di libertà mi cambiassero la vita.
Per fortuna, esiste mio moroso, che con qualche messaggio riesce miracolosamente a darmi quel minimo di sollievo. I suoi messaggi sono come un elisir magico che mi fa dimenticare il trauma di una giornata incerta, dove ogni decisione sembra un rischio esistenziale. E poi, mentre cerco di non mandare tutto all’aria, c’è lui, che mi scrive e mi fa sentire che forse non sto vivendo in un film drammatico.
E come se non bastasse, il mio capo ha deciso di traslocare nell’ufficio accanto per problemi tecnici di aria condizionata. Ovviamente, il mio livello di ansia è salito a “modalità apocalisse”. Lui è un bravo uomo, e per carità, mi ha sempre aiutato, ma c’è qualcosa nel trovarsi vicino a una figura autoritaria che mi fa venire il panico. Quindi tra un “Giulia, mi dai un post-it?” e un “Giulia, fai una prenotazione d’ albergo”, mi ritrovo a fare yoga in segreto per cercare di non farmi esplodere la testa.
E poi, c’è la psicologa. Oggi è il giorno. Non so nemmeno cosa dirle. “Sì, tutto bene. Vivo di ansia. Ma la vita è fantastica, soprattutto quando posso essere simbiotica con mio moroso… peccato che devo imparare a dargli un po’ di spazio, che mi tortura l’anima, tipo quando vuoi abbracciare qualcuno, ma lui sta cercando di respirare. E poi c’è il mio conto in banca, che è più una leggenda che una realtà, ma chi se ne frega, tanto voglio piangere ogni cinque minuti, giusto?” Perfetto. Direi che la sessione psicologica di oggi sarà intensa.
Per fortuna che è mercoledì, il giorno che, magicamente, diventa il trampolino di lancio verso il weekend. O forse è solo un altro mito metropolitano, ma in qualche modo ci credo.