Mi annoio.
Oggi la noia ha proprio deciso di prendersi il sopravvento, di sedersi sulle mie spalle come un gattone pigro che non vuole spostarsi.
Sono davanti al pc, a scrivere su un blog che — diciamolo — probabilmente nessuno leggerà. Ma chissenefrega. Lo scrivo per me. È il mio spazio, il mio sfogo, il mio “non so dove mettere questo pensiero, allora lo parcheggio qui”.
Mi sono svegliata con una specie di sonno incollato addosso, come se la notte non fosse bastata. Per fortuna oggi avevo il mio papà-taxi, versione deluxe con commenti sulla viabilità e musica a volume discutibile, che mi ha scarrozzata fino al lavoro.
Arrivata lì, ad accogliermi: il nulla.
Che da un certo punto di vista è pure un lusso — essere pagati per non fare niente. Ma il cervello, poveretto, ogni tanto chiede un briciolo di stimolo. Un imprevisto. Un guizzo. Anche solo una mail urgente che non sia spam.
Oggi però è arrivato un ospite dalla Germania. Super allegro, risata pronta, sguardo sveglio. Uno di quelli che sembrano usciti da una pubblicità di birra e barbecue. Simpatico, affabile, almeno una nota diversa in un giovedì piatto.
Eppure, l’unico pensiero ricorrente che ho è: una sigaretta.
Una ogni cinque minuti, se potessi. Non per bisogno vero, non per stress, solo per fare qualcosa. Un gesto, un rituale, un diversivo. Ma sono qui, a guardare l’orologio, aspettando che passi almeno mezz’ora. Così, per darmi un alibi mentale.
È una di quelle giornate in cui tutto è sospeso, immobile, leggermente assurdo.
E forse non succederà niente di memorabile. Ma intanto lo scrivo.
Magari non serve a nessuno, ma a me, oggi, serve eccome.