29.05.2025

Oggi è una buona giornata. Sì, davvero. Non piove dentro e il caffè non sapeva di acqua della pasta. Un miracolo moderno.

Ieri pomeriggio ho dormito così tanto che, per un attimo, ho temuto di aver superato la barriera del tempo e svegliarmi nel 2030. E invece eccomi qui, fresca come un’orchidea da supermercato e piena di energie. Talmente piena che potrei conquistare il mondo… se non fosse per questo minuscolo dettaglio chiamato lavoro.

Sì, perché il mondo da conquistare è là fuori, con i suoi campi di battaglia e le sue meraviglie. Ma io sono qui, in trincea davanti a una tastiera, prigioniera volontaria delle quattro mura che chiamo “ufficio”, anche se a volte somigliano più a una capsula del sonno con accesso a internet.

E allora sogno. Sogno una vita avventurosa, fatta di progetti audaci e dialoghi brillanti, mentre nella realtà faccio CTRL+C e CTRL+V con la grazia di un automa con le occhiaie.

A volte mi sento solo una passeggera sul treno della vita. Non la tipa che legge libri con lo sguardo sognante, ma quella che guarda fuori dal finestrino come se stesse aspettando che il paesaggio le chieda scusa per essere così monotono. Davanti a me, un gigantesco orologio – una specie di Rolex cosmico – che però va più lento del caricamento di una pagina con il Wi-Fi dell’ufficio.

Vorrei tanto agire, esplodere di creatività, correre verso il futuro con la colonna sonora epica in sottofondo. Ma finisco sempre a scegliere se ordinare sushi o pasta per cena, mentre rifletto sull’ingiustizia universale che è il lunedì.

Eppure oggi è una buona giornata, giuro. Perché il fatto stesso di sentirmi bloccata… significa che da qualche parte voglio andare. Il punto è solo trovare il modo di scappare dal finestrino senza far suonare l’allarme