C’è una cosa che ho scoperto ultimamente: ho sviluppato un superpotere, un’abilità rara e incredibile, tanto potente quanto sottile: l’invisibilità. Oh, certo, Superman ha la superforza e Flash ha la velocità, ma io? Io posso scomparire in un batter d’occhio e fare in modo che nessuno si accorga della mia esistenza. È fantastico. Un vero superpotere, se ci pensate bene.
A lavoro? Mai stata più invisibile. Se un giorno decido di non presentarmi, basta un “Buongiorno!” generale e nessuno si accorge della mia assenza. L’unica traccia che lascio è un’ombra di caffè sulla scrivania. Non c’è bisogno di mettermi in pari con il lavoro, il lavoro si mette in pari con me, perché, evidentemente, anche lui ha capito che non sono più una priorità. E io? Beh, sono tranquilla, mi sento come un’entità eterea che fluttua tra i corridoi, senza mai fare troppo rumore.
Eppure, ieri è successa una cosa davvero strana. Mi sono assentata e, incredibile ma vero, si sono accorti che non c’ero. Ho pensato: “Ehi, ma allora esisto! Non sono solo una macchia di caffè e un mucchio di fogli non letti!” Qualcuno ha notato la mia assenza e, improvvisamente, mi sono sentita quasi… importante? Un momento di gloria fugace, ma comunque un momento. Come se avessi emesso una debole aura di visibilità, tanto da far pensare a qualcuno: “Ehi, ma questa persona qui dove è finita?” Una sorta di “Ah, ma quella non c’è più… Cosa facciamo senza di lei?” Non è bello?
Quindi, in definitiva, mi piace pensare che la mia invisibilità non sia totale. Forse sono un po’ come il mio browser quando apre troppe schede e diventa lento. Non ti accorgi che è in difficoltà finché non ti blocca tutto, e solo allora ti rendi conto che ha un ruolo cruciale nella tua vita.
Non sono invisibile, sono solo un’opera d’arte moderna: da lontano, nessuno capisce bene cosa faccia, ma se mi guardano abbastanza a lungo, potrebbero cominciare ad apprezzarmi. O forse no. Ma chi ha bisogno di una conferma, quando si ha il superpotere dell’invisibilità?