Lasciatemi in pace: non voglio essere salvata (a forza)

Non capisco perché tutti insistano che io debba fare qualcosa il pomeriggio. Come se avere del tempo libero o voler stare da sola fosse un crimine. Come se la mia stanchezza dovesse essere spiegata, giustificata o corretta a tutti i costi.

La verità è che non ho nemmeno la forza di andare al lavoro e rimanerci come se nulla fosse. Ogni giorno è una fatica. E mentre cerco di reggere come posso, c’è sempre qualcuno pronto a venirmi addosso con consigli non richiesti, giudizi camuffati da premure, o peggio: ricatti emotivi.

“Ti mollo se non ti trovi qualcosa da fare.”
“Non sei più una bambina.”
“Così ti fai solo del male.”

Ecco: sono stufa. Arci stufa.

Non voglio essere “aggiustata”. Non voglio che le persone facciano le cose “per il mio bene” quando in realtà vogliono solo che io mi adatti a quello che loro ritengono normale, sano, giusto. Non funziona così. Finché non decido io di cambiare, finché non sento io la necessità di farlo, non succederà nulla. E sapete cosa succede se mi mettete pressione? Mi chiudo ancora di più. Faccio l’opposto.

Non sono una bambina. E proprio per questo motivo, non faccio quello che mi si dice solo perché qualcuno ha deciso che è il momento giusto. Ho un pensiero critico. Ho le mie emozioni, i miei vuoti, la mia stanchezza—e non ho bisogno di essere sgridata perché non sto funzionando come ci si aspetta da me.

A volte, la cosa più rivoluzionaria che si possa fare è dire “lasciatemi stare”.
Non perché non voglio vivere, ma perché ho bisogno di spazio per farlo a modo mio.
E se la pressione continua, se l’aria continua a mancarmi, se ogni passo diventa una prova da superare per essere accettata… allora mollo tutto.
E mi trasferisco in Messico. Sul serio.
A respirare.