Ah, che giornata meravigliosa, davvero. Sono le 11:30 e già sento il bisogno di scappare lontano. Un’ora di pura agonia prima della pausa. Cosa posso fare nel frattempo? Concentrarmi, certo. Devo spremere le meningi come una spugna bagnata, sperando che il tempo scorra un po’ più velocemente. Se solo avessi il super potere di modellare il tempo… magari riuscirei a far diventare ogni giorno un weekend lungo e infinito, senza quella fastidiosa parte in mezzo chiamata “lavoro”. Immaginate: io, mio moroso, una montagna e tanta aria fresca. Zero stress, zero orari. Solo pace e serenità, come una cartolina. Ma, purtroppo, la realtà è ben diversa.
Invece di trovarmi su una montagna, sono qui, immersa nel mio lavoro, che scivola a una velocità imbarazzante. La produttività è un miraggio, ogni minuto è un’ora, e il tempo sembra voler far a gara con me per vedere chi si stanca per primo. E che bel lavoro! Quello che ti fa venire voglia di dormire sul posto, ma senza il lusso di un cuscino. Ma niente paura, ho una soluzione! Ecco cosa faccio quando il tempo mi sta uccidendo lentamente: scrivo. Scrivo tanto. Perché scrivere è come avere un salvagente in mezzo all’oceano di noia e rallentamento mentale. È l’unica cosa che riesce a far sembrare che il tempo passi, anche se in realtà mi sta solo prendendo in giro.
Scrivo con il flusso di coscienza, quella meravigliosa tecnica che ti permette di vomitare pensieri senza filtro, senza preoccuparti di fare senso. Tanto, chi se ne frega, no? Quindi, scrivo. Scrivo per distrarmi, scrivo per far credere al mio cervello che non sono intrappolata in questa spirale di lentezza e monotonia. Scrivere è la mia piccola ribellione contro il “qui e ora”, contro la realtà che mi costringe a sedermi a questa scrivania e fingere di essere produttiva. E, mentre il tempo non accenna a muoversi, io mi perdo nelle parole. Dopotutto, che altro posso fare?