Ah, la dicotomia. Il concetto che ci costringe a credere che tutto nella vita possa essere ridotto a due scelte: bianco o nero, giusto o sbagliato, successo o fallimento. Non c’è spazio per il grigio, per il “boh, vediamo come va”. No, dobbiamo essere tutti chiari, precisi, assoluti. È come quando ti chiedono: “Che vuoi fare da grande?” E ti sembra che l’unica risposta valida sia: “Voglio conquistare il mondo”. Non esiste un “magari un giorno”. O sei un eroe epico, o stai raccogliendo i pezzi della tua vita come se fosse un puzzle con 1000 pezzi mancanti.
Ogni decisione, quindi, sembra essere una lotta tra due mondi paralleli. O sei un professionista della produttività, che fa tutto in tempo record, o sei un fallito seriale che non riesce nemmeno a alzarsi dal letto per fare la spesa. Nessuna via di mezzo. Se non hai già scritto il romanzo della tua vita, hai decisamente preso la strada sbagliata. Siamo tutti condannati a vivere in un mondo che ci costringe a fare scelte epiche come se stessimo partecipando a un reality show dove nessuno può semplicemente “restare a guardare”.
E non è solo nelle cose grosse che il mondo ci impone il bianco o nero. Prendi le piccole scelte quotidiane. Come scegliere cosa mangiare a pranzo. Oggi ti chiedono: “Pizza o insalata?” Ed ecco che subito ti senti come un giudice in una corte suprema: Pizza – il trionfo del piacere, la decisione che urlerebbe “sono una persona che vive al massimo”. Insalata – la scelta virtuosa, quella che ti fa sembrare una persona che ha il controllo della propria vita, e forse anche della propria digestione. Nessuna via di mezzo, no? Non puoi semplicemente dire: “Un po’ di pizza, un po’ di insalata, che male c’è?” E no, se scegli “un po’ di tutto” ti senti come un traditore delle leggi della dicotomia. La vita ha bisogno di essere chiara, netta, con una risposta che lascia poco spazio all’ambiguità.
E non parliamo delle scelte “grandi”, quelle esistenziali, che ci vengono date in continuazione: “Vuoi essere felice o infelice?” (Spoiler: la risposta corretta è sempre felice, ma non chiediamoci come). O “Vuoi fare carriera o accontentarti?” Perché, chiaramente, se non stai scalando la montagna del successo 24 ore su 24, significa che stai rotolando nella valle della mediocrità. E la mediocrità, diciamocelo, è un crimine capitale in un mondo che ti vuole sempre in una posizione definita: tutto o nulla, perfetto o distrutto. E, ovviamente, tutto il resto è “grigio”, e nessuno ha mai tempo per il grigio. Non è interessante, non fa vendere.
Alla fine, la dicotomia è un po’ la versione psicologica di quel vecchio trucco del “tutto o niente” che usiamo per giustificare le nostre azioni. Come quando dico: “Oggi o cambio vita o rimango a letto a guardare serie TV per la quarta volta consecutiva”. Perché, come tutti sappiamo, non esistono piccoli passi o mezze soluzioni. O ti trasformi in un guru del benessere in una giornata, o sei un essere umano che fallisce miseramente. Le scelte “intermedie” sono per quelli che non hanno capito come funziona davvero la vita.
In fondo, però, forse la vera forza sta nel riuscire a ridere di questa nostra tendenza a voler mettere tutto in scatole ben etichettate. Perché, alla fine, il mondo non è mai davvero tutto bianco o nero. E se proviamo a smettere di vivere come se ogni scelta fosse una battaglia tra il bene e il male, forse ci accorgeremo che il grigio non è poi così male. D’altronde, chi ha mai detto che non si può essere felici e disorganizzati, o responsabili e un po’ ribelli, senza dover scegliere una parte nettamente definita?