L’insostenibile leggerezza dell’essere : recensione

Ah, L’insostenibile leggerezza dell’essere. Un libro che ti fa venire voglia di abbandonare tutte le tue convinzioni esistenziali e pensare, “Vabbè, alla fine, perché preoccuparsi?” Se non l’hai ancora letto, preparati a immergerti in una riflessione filosofica che ti farà sentire come se avessi appena assorbito anni di lezioni di filosofia, psicologia e politica… solo per scoprire che, in fondo, nulla ha davvero importanza. E sai cosa? È quasi un sollievo.

Il peso della leggerezza (e viceversa)

L’idea centrale del libro è che la vita, se vissuta come una serie di azioni senza significato, è “leggera”. Eppure, più leggera è la vita, più pesante diventa l’esistenza, come un buco nero di riflessione filosofica. Quindi, se pensi che vivere una vita “senza peso” possa sembrare spensierato, preparati a essere sopraffatto dalla noia esistenziale. Kundera è un esperto nel prendere concetti facili come “cercare la felicità” e trasformarli in un fiume di autoanalisi che potrebbe causarti qualche strizza mentale.

Tomáš, il protagonista cinico e amante delle donne, è il perfetto esempio di un uomo che prova ad abbracciare la leggerezza della vita. Ma attenzione, questa leggerezza non è quella che ti permette di fluttuare su un cuscino di cotone, no. È quella che ti fa sentire come se fossi sull’orlo di un precipizio, con la consapevolezza che ogni tua azione è irrilevante, ma che, contemporaneamente, non puoi fare a meno di essere preso dai tuoi stessi desideri. Leggero come un piuma, ma con il cuore pesante come un macigno.

“Perché fare qualcosa di serio quando puoi… fare altro?”

Il libro si concentra su quattro personaggi principali, e ognuno è una specie di cartina tornasole della leggerezza e del peso: Tomáš, Tereza (la moglie che cerca disperatamente di dare un po’ di significato alla sua vita), Sabina (l’amante libertina, simbolo di chi abbraccia il caos senza pensare alle conseguenze) e Franz (il professore che si innamora più delle idee che delle persone). C’è una cosa che tutti hanno in comune: non si fanno mai una semplice domanda. Invece, analizzano le loro vite come se stessero preparando un esame di filosofia all’università, e alla fine non arriva mai la risposta, proprio come nel miglior stile esistenzialista. O come direbbe Kundera: “Alla fine, perché preoccuparsi?”

Relazioni da manuale… di autoironia

C’è un’ironia straordinaria nel modo in cui Kundera affronta le relazioni: tutti sembrano costantemente cercare un significato che sfugge loro come un’ombra. La storia d’amore tra Tomáš e Tereza è un disastro di incomprensioni, gelosie e, naturalmente, letti separati (perché chi non ama un po’ di dramma emotivo in una relazione?). Ma il bello è che, mentre questi due si distruggono l’un l’altro, continuano a chiedersi: “Perché non possiamo essere felici?” Risposta: perché non smettiamo mai di cercare risposte in un mondo dove l’unica certezza è che non ce ne sono.

Conclusione: leggerezza? Pesantezza? Chi se ne importa

In sostanza, L’insostenibile leggerezza dell’essere ti fa rendere conto che l’unica vera costante nella vita è l’incertezza. Le relazioni non sono mai semplici, le scelte mai definitive e, soprattutto, ogni tentativo di trovare un senso profondo finisce per essere tanto “leggero” quanto inutile. Ma non preoccuparti, alla fine del libro avrai la sensazione di aver capito qualcosa… o forse no. E questo, in fondo, è il punto. Perché nell’esistenza, come nelle migliori riflessioni filosofiche, l’unica cosa davvero insostenibile è il tentativo di trovarci una risposta.

In definitiva, se vuoi un libro che ti faccia sentire tanto intellettuale quanto sopraffatto dalla consapevolezza che, alla fine, la vita è una serie di scelte che non contano… beh, L’insostenibile leggerezza dell’essere è proprio quello che ti serve.