Quando il silenzio fa più rumore dei parenti

Ultime dal fronte famiglia: ho appena scoperto, grazie a un cugino comparso come un messaggero dell’antico Egitto, che è morto mio zio (quello lato mamma). Nessuno si è preso la briga di dirmelo. Ma proprio nessuno. A quanto pare la nuova tradizione di famiglia è: “Muore qualcuno? Facciamo silenzio e vediamo chi lo scopre per caso.”

Del resto, non è una sorpresa. Nella mia famiglia siamo dei campioni olimpionici del “non detto”. Silenzi assordanti come colonne sonore delle feste comandate, rancori che durano più dei matrimoni e zie che non si parlano dal… boh, dalla scoperta del fuoco, credo. Dopo la morte di mia nonna — regina madre, colonna portante e mia complice personale — è come se il castello fosse crollato e ognuno si fosse rifugiato nella propria torre a guardare male gli altri da lontano.

Io, nel frattempo, elaboro un lutto continuo: quello di mia nonna che mi ha cresciuta e capita, quello di una famiglia che comunica solo tramite omissioni, e ora pure quello di un altro zio perso nel silenzio. Un tripudio di emozioni represse e WhatsApp non letti.

Che dire? In famiglia l’amore è eterno… finché dura la pazienza.