Recensione: Donne che amano troppo

(Manuale per rovinarsi la vita, una relazione tossica alla volta)

C’è un momento nella vita di ogni donna – solitamente tra l’ennesimo messaggio visualizzato e ignorato, e la quinta chiacchierata con l’amica che ti dice “ti meriti di meglio” – in cui capisci che no, non è sfortuna. Non è il destino. È un pattern. E Robin Norwood è lì, in agguato sul comodino, pronta a spiattellartelo in faccia.

“Donne che amano troppo” non è solo un libro. È uno schiaffo emotivo impacchettato in copertina flessibile. È come se la tua psicoterapeuta e una tua ex versione lucida si fossero messe d’accordo per farti un intervento. Solo che lo fanno mentre tu sei ancora convinta che lui “abbia solo bisogno di tempo” (spoiler: non lo farà. Mai.).

Di cosa parla?

Semplice: parla di te.
Parla di quella te che si è innamorata dell’uomo sbagliato (ma con tanto potenziale! peccato non volesse sfruttarlo). Quella che ha confuso il caos emotivo con la passione, la manipolazione con la profondità, l’assenza di messaggi con il mistero. Quella che ama come fosse una missione umanitaria.

Norwood prende per mano tutte le crocerossine sentimentali del mondo – quelle che pensano di essere profondamente empatiche, ma in realtà hanno solo una dipendenza affettiva grande quanto la loro capacità di giustificare comportamenti inaccettabili.
E con una lucidità disarmante (leggi: fastidiosa), ti mostra che non è amore quello che stai vivendo. È ossessione. È bisogno. È un modo sofisticato per non affrontare te stessa.

Frasi tipiche da “donna che ama troppo”:

  • “Ma lui ha sofferto molto, per questo non riesce ad aprirsi.”
  • “Non è cattivo, è solo un po’ complicato.”
  • “Lo so che mi fa stare male, ma lo amo.”
  • “Con me cambierà.”
  • “È che io sento troppo.”

Spoiler numero due: non sei speciale. Non sei l’eccezione. Sei il target perfetto di questo libro.

Il manuale di autodistruzione relazionale

Norwood ha la straordinaria capacità di mostrarti, con fredda gentilezza, che ogni volta che hai detto “lo faccio per amore”, stavi in realtà annullando te stessa. Ogni volta che ti sei adattata, ridimensionata, svuotata, non era per salvare l’altro: era per evitare il vuoto dentro.
È un libro che non ti accarezza. Ti stana. Ti accusa. Ti guarda dritta negli occhi mentre ti togli la dignità al secondo appuntamento.

E la cosa peggiore? Che ha ragione. In tutto.

Ma è davvero così utile?

Sì. Ma anche no.
Leggerlo ti cambia. Ti sveglia. Ti fa fare quella telefonata all’amica e dire “Oddio, sono io.”
Ma poi il difficile viene dopo: applicare ciò che hai letto. Perché ammettere di amare troppo è facile dopo tre bicchieri di vino e qualche pagina illuminante.
Ma quando lui torna con un vocale di 11 secondi in cui ti dice “Mi manchi, ma sono confuso”, improvvisamente tutto ciò che Robin ti ha insegnato evapora. Torni a essere quella che crede che questa volta sarà diverso.

(Non lo sarà.)

In sintesi:

  • Se pensi che più soffri, più ami, leggilo.
  • Se ti sei mai innamorata di qualcuno con cui la tua psicologa farebbe volentieri una denuncia, leggilo.
  • Se pensi ancora che l’amore vero sia quello che ti fa piangere e consumare giga su WhatsApp, leggilo due volte.
  • E se dopo tutto questo pensi ancora che Norwood esageri… stai tranquilla: tornerai a rileggerlo. Prima o poi.

Voto finale:

🩷🩷🩷🩷🩷
Cinque cuori spezzati che, se tutto va bene, iniziano a guarire.